I lustrascarpe
Una cassetta con uno sportellino, per mettervi spazzole, cerotti e vernici, una sedia alta per il cliente, e una bassa per lui, il lustrascarpe si sistemava in un angolo della piazza a punto di passaggio e aspettava leggendo il giornale.
In stazione altrimenti, all’arrivo dei villeggianti, con delle cassette di legno ricavate dalle casse dello stabilimento, si andava ad accogliere i Signori e ci si offriva di pulire e lustrare le scarpe.
Quando arrivava il cliente, gli porgeva il giornale e passava al primo trattamento: alzargli il pantalone, sistemargli il piede in un sottoscarpa, o infilargli nella scarpa da un lato e dall’altro un paraquasetti, due pezzi di cartone per non sporcare le calze, e spazzolare per spolverare, poi passava un vecchio pennello da barba, bagnato nell’acqua con poca anilina. Se occorreva passava un po' di vernice, se no grasso passato con un panno, poi una spazzolata e una strofinata di panno a striscia lunga, tirato da una mano all’altra con maestria e sveltezza da punta a tacco. Operazione finita, si restituiva il giornale e si pagava.