La carbonara
Questo antico metodo per ricavare il carbone dalla legna segue un procedimento ben preciso.
Decine e decine di quintali di legna, una volta tagliate lungo le dorsali o presso le vette del monte, vengono portate a spalle sulla piazzola dove, accatastate, formeranno a poco a poco la carbonara. La legna è disposta in posizione verticale attorno a una struttura centrale che fungerà da camino.
L’enorme cupola, alta fino a 2 metri, viene ricoperta con un primo morbido strato di zolle erbose, diversi quintali di zolle preferibilmente muschiate che non sempre sono vicino alla piazzola. Il tutto è ricoperto da terra umida in modo da chiudere ogni vuoto.
Tolto il palo centrale e appiccato il fuoco nel foro, la carbonara comincia a fumare. Il carbonaro appezza continuamente la legna e lavora senza tregua.
La carbonara sta per essere “cotta”. Tappato il foro centrale, vengono praticati molti piccoli fori alla base per assicurare la combustione completa della legna. In base al colore del fumo che fuoriesce dai fori laterali, il carbonaro controlla l'andamento della combustione.
Dopo 8-10 giorni di cottura , si fa raffreddare il carbone con numerose palate di terra, quindi si spengono con l'acqua eventuali braci rimaste accese. Infine il carbone, quando è ben raffreddato, viene insaccato e trasportato dai carrettieri verso la pianura per essere venduto.
I carbonari e le so done
Fare el carbon el xera un mestiero
che rendeva del bosco l’omo prigioniero,
el lasava la so fameia
par tendare la carbonara de legna.
In mexo al bosco “nela piasa del carbon”,
par diexe-quindaxe dì
el xera costreto a stare lì.
Non ghe xera ne dì ne note:
questa la xera la so sorte!
Late de cavra, formaio e polenta brustolà el magnava
Mentre la legna la se trasformava:
pian pian da diventava carbon
par vendarghelo dopo a qualche paron.
Quando par un dì a casa i omini i tornava
le done le se infasendava:
le se daseva da fare a pareciare
quel che al so omo ghe piaxeva magnare:
forse gnochi con la puina,
o forse quei con patate e farina.
Xe certo che l’era un dì de festa, ma quando la sera la compariva
le done le saveva che l’indoman, el so omo el ripartiva.
Lara Facchin