Bater el formento
Una volta ci si nutriva essenzialmente con tutto quello che si ricavava dalla terra: ortaggi, legumi, cereali. Tra i cereali spiccava el formento (frumento), dal quale si otteneva la farina per il pane e la segala per l’alimentazione delle bestie.
Il formento veniva seminato in autunno, raccolto verso luglio-agosto e battuto a settembre.
Nella contrà (contrada) tutti si prodigavano nella raccolta: uomini, donne e ragazzi partivano con il loro sesolòto (arnese tipo falcetto, più stretto e curvo, con il manico lungo circa 20 cm) e, tra un canto e l’altro, tagliavano il formento e lo raggruppavano in segaline (mazzi legati con la paglia), che venivano messi a crosetta, incrociati, con le spighe verso l’alto per asciugarle.
Dopo qualche giorno venivano raccolte e messe nel granaro (granaio) o nei pidùi (poggioli) per essiccarle.
Al momento della battitura le segaline venivano portate sull’ara, terreno spianato davanti alle case per battervi il grano e sgranare i legumi.
Il formento veniva battuto ripetutamente con il lejaro, arnese formato da due bastoni in legno, snodati e legati assieme da una striscia di cuoio, finchè i grani uscivano dalle spighe.
Poi si raccoglieva la paglia, la si legava con le stroppe, rami giovani di salice, si eliminava la paglia e gli scarti più grossi con il restèlo (rastrello), si raccoglieva il formento con la scopa e lo si metteva nei sacchi. I ragazzi e i bambini aiutavano raccogliendo il formento da terra e setacciandolo con il tamiso (setaccio in legno). Alle donne il compito di fare da mangiare: polenta, pane, formaggio, patate…
Era festa per tutta la durata della battitura, si lavorava, si mangiava e si beveva: graspìa, grappa, vino...