Le mole de la Porbeghe
L’estrazione, lavorazione e trasporto a valle delle Mole, ovvero le macine da mulino e per l’affilatura, rappresenta un lavoro antico, ma non dimenticato, che sicuramente nessuno di noi ha mai visto svolgere, ma del quale tutti noi abbiamo sentito narrare magari dai nostri anziani. E’ un'attività a noi cara in quanto si svolgeva in quei boschi che ancor oggi sono di nostra proprietà e che continuiamo a coltivare e lavorare. Si tratta della zona oggi chiamata Porbeghe, situata sul fianco di quello che era detto Monte Molaro o Monte delle Mole, l'attuale Monte Postal.
Salendo da Recoaro, prima di arrivare in località Guardia, sulle pendici che portano a Campogrosso, troviamo la cava delle Mole dove sono tuttora presenti, semilavorati e abbandonati, alcuni esemplari di macine. Famoso è anche il ''Sentiero delle Mole'' che porta al passo di Campogrosso.
Oltre a questi reperti numerosi documenti storici raccontano di come l'estrazione delle Mole fosse una delle attività economiche più rilevanti del territorio recoarese fin dal '500. Le mole venivano scolpite direttamente nella roccia al grezzo, per poi essere staccate con cunei di legno.
Seguiva il pericoloso trasporto a valle per mezzo di carri o sui nace, massicce slitte di legno. Si seguiva l'antica Strada Del Carro che partiva dalle pendici del Monte Molaro, attaversava la valle di Campogrosso seguendo un tratto dell'attuale Sentiero delle Mole, piegava sopra contrà Merendaore, passava poi per le contrà Prebianca e Zulpi per giungere in piazza a Recoaro. Dai punti di raccolta le Mole partivano alla volta di Schio,Vicenza,Padova finanche a Dolo e Cividale.
Documentata è pure l'ottima qualità delle Mole estratte a Recoaro; una bella Mola del diametro di 140 cm infatti valeva il corrispettivo di 7/8 ettolitri di vino oppure oltre 40 quintali di granoturco. Documenti del tempo riportano che a Recoaro i molari erano oltre 50 se si contano solo i ''mistri'' capifamiglia. Quindi possiamo immaginare qualche centinaio di addetti. Incerta è la quantità delle Mole prodotte, ma si stima in qualche centinaio all'anno gestita dalle famiglie Trissino, Bevilacqua e Doriato.
Intorno al 1770 Giovanni Arduino scrive:
[...] nelle pertinenze di Recoaro, verso la montagna di Campogrosso, v'è il monte volgarmente detto delle Mole dove escavansi continuamente da gran tempo certe pietre di cui si fanno i macini da grano, delle quali si rispedisce ogni anno buona copia in vari paesi di questo Stato e principalmente nel Trevigiano. In alcuni siti di detti monti di Recoaro, escavansi altre pietre consimili ma di grana più fine,con le quali si fanno in abbondanza delle ruote e pietre per arrotrare i ferri ad acqua et anco a olio.