La Casara
Nella casara veniva lavorato il latte, per produrre il formaggio e tutti i suoi derivati.
Una volta nelle contrade di periferia, quando l’economia girava attorno alla lavorazione della terra e della pastorizia, le famiglie che abitavano le contrade durante il periodo invernale si consorziavano in una forma di cooperativa e la produzione del latte veniva fatta in loco. Quasi tutte le contrade avevano un fabbricato: la casara, dove per due volte al giorno veniva portato il latte ed ognuno misurava la sua quantità che veniva annotata su un quaderno e, una volta raggiunta la quota prestabilita, a turno lavoravano il latte che veniva trasformato poi in burro, formaggio e ricotta.
Le famiglie che componevano le contrade avevano due, tre mucche a seconda della loro possibilità e della superficie di terreno di cui erano proprietari. Le famiglie più benestanti potevano contare su dieci o quindici capi di bestiame.
La casara era di solito una costruzione che apparteneva a tutti gli abitanti e serviva esclusivamente per produrre il formaggio. Generalmente era costituita da due stanze separate:
una serviva per conservare il latte; qui erano presenti delle strutture in legno di un’altezza di circa 80-90 centimetri dove venivano appoggiate le mastele per fare affiorare la panna. La panna, poi, veniva tolta (spanatura) e serviva per produrre il burro, procedura che veniva fatta attraverso l’utilizzo di un attrezzo detto bùcio.
Successivamente il latte veniva versato nella caliéra (o calgéra) la quale si trovava nell’altra stanza, posta sopra ad un buco (la fornèla) dove veniva acceso il fuoco. La caliéra era appesa ad un apposito marchingegno detto mussa che, girando su se stesso, permetteva di mettere e togliere dal fuoco la caliéra durante le varie fasi della lavorazione del latte.